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LA LEGGENDA DEL LEONE DEL GRANDE FIUME


Quella di questo post è una storia iniziata alcuni decenni fa, quando dal grande fiume cominciavano ad emergere i miei primi ritrovamenti paleontologici. Resti di mammiferi del Quaternario venivano alla luce ampliando l’orizzonte delle mie conoscenze ed imponendo, a volte, un consulto con specialisti della disciplina.
Fu a seguito di uno di questi confronti presso l’Università di Parma che venni a conoscenza di un leggendario ritrovamento, di quelli incredibili ma di cui si persero le tracce.
Il docente mi raccontò di un leone del fiume, del fossile che vide a seguito della visita di un personaggio sospettoso, magro, alto e col naso sottile, molto sulle sue, che si presentò un giorno, al pari di quanto capitò a me, per chiedere un consulto. Dalla scatola che portava sotto il braccio estrasse un cranio, chiaro, con i denti scuri, di grandi dimensioni, la cui forma compressa verticalmente e i denti non lasciavano alcun dubbio: era la testa di un leone.
Il cercatore disse di aver trovato l’oggetto nel fiume Po, in provincia di Parma. Disse di averlo raccolto e portato ad un esperto per avere delle conferme. Una volta estratto il fossile ed aver ottenuto una risposta, tra l’incredulità degli esperti chiamati a consulto, rimise l’oggetto nella scatola e senza aver lasciato generalità alcuna fuggi rapidamente facendo perdere ogni traccia, sua e dello straordinario reperto.
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Dopo aver creato un certo scalpore, col trascorrere del tempo l’evento iniziò a sedimentare, fino a perdere quello smalto di reale lucidità che lo fece trasformare in una storia. Il successivo tramandarsi negli anni, di generazione in generazione (di docenti e di studenti), fece si che la storia divenisse leggenda, la leggenda del leone del Po.
Ancor oggi ci si chiede se fu leggenda o realtà.
Di quell’uomo ossuto e riservato non si sono avute più notizie, se non di un incontro fugace con un collega, ma senza alcun accenno al fossile in questione; e la storia non ebbe più risvolti, fino a qualche giorno fa, quando al Mineral Show di Bologna, un noto rivenditore di fossili e di preparazioni paleontologiche, mi chiese notizie del Museo (ndr. Museo Paleoantropologico del Po) e della veridicità della notizia del ritrovamento nel Po di un frammento di cranio neandertaliano conservato nello stesso museo. Ad una mia risposta affermativa, questo iniziò a parlarmi del calco di un fossile eseguito anni fa, per concessione esclusiva, di un reperto straordinario rinvenuto nel Fiume Po. Di questo fossile che faceva parte di una collezione privata si è persa oggi ogni traccia ma ne è rimasta una replica: la copia del cranio di un leone.
La fotografia di questa dimostra, come confermato anni fa dal mio collega, dell’esistenza di un reperto unico nel suo genere e nella sua provenienza, tanto straordinario e raro da esser divenuto leggendario. Il colore chiaro degli ossi e scuro dei denti, rimarca in maniera incontrovertibile l’appartenenza ai sedimenti del Po incuriosendo sulla precisa provenienza e, soprattutto, sul luogo di conservazione dell’originale.
Sembrerebbe dunque assodata una solida base di realtà della leggenda anche se l’assenza del fossile originale continua ad alimentare un affascinante alone di mistero.


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