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TOKYO NATIONAL MUSEUM OF NATURE AND SCIENCE

Visitare un museo è un momento sempre emozionante perché ricco di aspettative e di soddisfazioni nell’incontrare reperti resi famosi dai libri, ed entusiasmante per il possibile ritrovamento di inattese sorprese.
Mi è capitata l’occasione di soggiornare a Tokyo per un paio di giorni, non potevo certo farmi scappare l’opportunità per una visita al National Museum of Nature and Science.
Si raggiunge il museo attraversando un fantastico parco verde con laghetto e giardino zoologico. In 3 minuti si passa dal caos soffocante della metropoli multistrato alla quiete favorita dalla barriera verde che si interpone tra il frastuono di auto e treno ed il Museo Nazionale della Natura e delle Scienze.
Il museo si staglia in un enorme edificio, sviluppato verso l’alto con due ali contrapposte: una che contiene la “Natura” e una le “Scienze”. Un secondo edificio ospita poi un’esposizione.
Si viene accolti all’ingresso principale da due bastioni inusuali: una locomotiva a vapore sulla destra e una balenottera azzurra sulla sinistra. L’ingresso, però, non avviene attraverso l’entrata principale bensì attraverso un accesso sottostante, raggiungibile lateralmente. Accolgono i numerosissimi visitatori, per gran parte giovani giapponesi e famiglie con bambini, numerosi addetti al desk, sempre gentilissimi e professionali. 
Il Ticket d’ingresso è abbastanza economico, 600 Yen (circa 5 euro).
Messi gli ingombranti nel guardaroba gratuito, mi accingo a visitare le sezioni e, sarà il caos dei visitatori, o la foga di iniziare la visita, ma le sezioni risultano difficilmente localizzabili, specialmente per i turisti occidentali. L’impressione è quella di trovarsi in un enorme labirinto che, guida alla mano, si fatica comunque a risolvere.
Raccapezzato l’orientamento si parte per le sale espositive. Ci si accorge soltanto dopo aver visitato qualche sezione che l’esposizione, in entrambe gli edifici è fatta su differenti piani, tre per la precisione e in entrambe gli edifici in due ali contrapposte: quattro “pile” di piani espositivi in due edifici diversi, ravvicinati ed interconnessi.
Lo spettacolo è sbalorditivo. Ogni esposizione è estremamente moderna, pulita, ben allestita, e traboccante di reperti ed esemplari. Il Museo sembra rispecchiare il Giappone: troppo piccolo per contenere tutti i suoi abitanti.
Nonostante il sovraffollamento di reperti, una volta compreso il meccanismo espositivo si procede “naturalmente”, come fosse dell’uomo il posto nella natura. 
Visito il piano più basso che contiene antichi strumenti per l’osservazione e la misurazione. Microscopi di ottone, sismografi, orologi, bussole, sestanti, telescopi, sono sapientemente distribuiti ed intercalati da video proiezioni esplicative e da volontari altamente professionali dediti a specifici esperimenti di settore. Dopo la visita della sala strumenti, prima di iniziare il percorso più naturalistico, faccio una breve sosta, circa 10 minuti nel teatro 360°: un’esperienza commuovente.
Una sfera arancione accoglie i visitatori che opportunamente gestiti e ragguagliati dal personale entrano ordinatamente per assistere allo spettacolo convinti di trovarsi al cinema. Non sanno, loro, di essere i protagonisti dello spettacolo. Le porte si chiudono, il buio è totale e poi inizia il documentario, proiettato su tutta la superficie interna della sfera. In pochi secondi ci si trova, letteralmente immersi in un contesto talmente dinamico da imporre una miglior presa alla barra centrale. Si assiste al filmato in piedi, ma la rotazione delle immagini, il tuffo nell’oceano, il volo di gabbiano o il pesce che inghiotte la sfera, danno la sensazione di movimento a tal punto da perdere l’equilibrio.
Due filmati, uno sulla formazione del pianeta Terra ed uno, il più entusiasmante sull’ecosistema marino, costituiscono un’esperienza eccezionale. 
Sono uscito con la sensazione di aver colto per intero il messaggio: “L’uomo è parte integrante di un pianeta ed ha la fortuna di poterlo osservare dal suo interno. Ma non può dimenticare di esserne parte”.
Il resto della mattinata, fino alle 14.00 circa (ero entrato alle 10.00) si è svolto tra la preistoria del Giappone, l’evoluzione dell’Uomo, la Paleontologia degli invertebrati, quella dei vertebrati mesozoici e cenozoici, la biodiversità attuale dei mammiferi terrestri, dei mammiferi marini e della fauna marina, degli invertebrati terrestri e marini, dell’anatomia comparata; l’esposizione della scienza e della tecnologia, con un vero Zero Giapponese in bella vista e con una meteorite, caduta e rinvenuta in Cina, di dimensioni enormi, quasi interamente composta di Ferro (Siderite).
Ho provato una soddisfazione infinita per aver visto, per la prima volta dal vero e da vicino, uno scheletro completo di Archelon, chelone mesozoico, antenato gigante delle odierne tartarughe.
Quali sono stati i pezzi più entusiasmanti? Ne farò un elenco non ordinato, perché la loro scelta è soggettiva e perché non possono in alcun modo essere messi in una classifica: uno scheletro completo di plesiosauro, diverse ammoniti giganti, di cui una sconvolgentemente opalizzata con un intenso colore rosso iridescente, una meteorite gigante, un tirannosauro, uno scheletro da studio medico interamente costruito in legno (con una precisione che soltanto il colore può suggerire trattasi di materiale cellulosico e non fosfatico), un’intera sala di grandi mammiferi imbalsamati, uno scheletro quasi completo di Indricotherium e trilobiti ornamentati tali da sembrare oggetti di oreficeria. Dimenticavo un’incredibile collezione di coleotteri giganti ed un erbario con piante incluse nel plexiglas.

Nel complesso, il Museo della Natura e della Scienza di Tokyo è finora uno dei più grandi e spettacolari che mi sia capitato di vedere. 
L’oriente, per noi occidentali, è un altro mondo; questo Museo è qualcosa del genere, anche se le collezioni internazionali colmano il divario. Esso non ha nulla da invidiare al Natural History Museum di Londra o al Field Museum di Chicago. E’ assolutamente superiore al superbo Senckenberg Museum di Francoforte, e nemmeno paragonabile a nessun museo italiano (non siamo neanche lontanamente all’altezza di un confronto).
Nonostante i numerosissimi calchi esposti, si percepisce una ricerca assidua e impegnata nel completamento delle collezioni, una esposizione raffinata sempre improntata alla interattività col pubblico, una preparazione superba (anche se sarebbe doveroso distinguerle per settore) dei reperti esposti, una predisposizione del museo di mettersi a servizio del visitatore e la costante presenza di personale volontario capace di coinvolgere in appassionanti esperimenti, senza mai infastidire il pubblico con insistenze. La predisposizione del museo è fatta anche dalla gente che vi lavora. Ho notato, e non è per nulla difficile, una chiara impronta espositiva evoluzionistica, percepibile nella sequenza degli organismi esposti o nell’anziano volontario che propone ai bambini (ma anche agli adulti), giochi di correlazione tra le immagini di animali ed alcuni calchi di crani esposti su di un tavolo. 
Mi ha stupito l’elevato numero di famiglie Giapponesi in visita con numerosissimi bambini.
Nella fila d’attesa al Teatro 360° ho meditato un poco su questo aspetto, e sono convenuto nel credere che qualcuno di questi bambini, grazie a questa visita, probabilmente riuscirà a riconoscere e convogliare le proprie passioni divenendo un naturalista. Questo mi ha fatto percepire quanto, i naturalisti, siano casi di neotenia culturale: permane in essi la curiosità infantile educata ed indirizzata da leggi e informazioni fatte proprie grazie all’età adulta. Al bookshop mi sono accorto di non essere più bambino solo perché ero molto più alto.
Difetti del Museo di Tokyo? La lingua Giapponese è giustamente la lingua madre, se non ci fossero i nomi in latino avrei probabilmente abbandonato. Un museo del genere non può non avere le etichette esemplificative o le spiegazioni vocali anche in inglese. Probabilmente l’audioguida è in lingua tradotta, ma il visitatore che vuole agire libero secondo proprie passioni deve essere messo in condizioni di comprendere. Un’ultima minore pecca: la fila (interminabile) al ristorante interno.
Se volessimo fare una classifica dei migliori musei naturalistici del mondo, probabilmente il  National Museum of Nature and Science di Tokyo occuperebbe uno dei primi 3 posti (vorrei dire il primo, ma non ho ancora visitato l’American Museum of Natural History di New York).
Di seguito alcuni scatti museali...

Astrolabio sferico







Teatro 360°



Ammonite gigante



Plesiosauro



Zero



Scheletro per studi anatomici



Anatomia comparata



Jeletzytes



Fossili e ammonite opalizzata



Anatomia comparata



Tyrannosaurus rex



Tyrannosaurus rex



Indricotherium



Archelon



Meteorite 

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