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MUSEO COME GABINETTO D'ARTE E DI NATURALIA



Nell'opera "Museographia " del 1727 C. E. Nickel afferma: i Tedeschi hanno escogitato varie denominazioni con le quali si son dati cura di indicare i loro vani delle curiosità: studiolo, gabinetto o camera dei tesori, delle rarità, delle naturalia, delle arti o della ragione.

Nobili facoltosi fecero allestire in tutta Europa nei secoli XVII e XVIII dei Kuriositätetenkabinett (gabinetti delle curiosità) a scopo edificante, di istruzione e di rappresentanza. Ma anche in ambito borghese ci furono numerose collezioni d'arte e di naturalia. Alcuni scienziati, in modo particolare medici e farmacisti, si distinsero come proprietari di significative collezioni di scienze naturali.
Una cosiddetta camera delle rarità conteneva, di solito, reperti artistici e naturali provenienti dai più diversi ambiti. Ciò perché il fine ideale consisteva nel presentare, in un tale gabinetto, l'intero universo come un unico organismo. Nel proprio studiolo doveva sorgere, per scopi di ricerca, una ricostruzione del cosmo, tale da costituire un ordine nel piccolo che doveva valere come modello per la spiegazione del grande. In questo modo si cercava di venire a capo dell'incredibile varietà dell'universo. Nelle trattazioni teoriche su questo tema si rimanda sempre al modello biblico dell'arca di Noè, che avrebbe rappresentato la più completa raccolta di naturalia. Così anche a queste collezioni barocche non venivano fissati limiti. Tutto ciò che aveva valore, che appariva singolare, raro, che necessitava di chiarimenti o giustificava uno studio ulteriore veniva raccolto nella stanza delle meraviglie, seppure non certo in modo indiscriminato. Il criterio decisivo era che si potesse, sulla base di queste raccolte, conoscere il creato e quindi comprenderlo. E allora la prima impressione suscitata da una camera delle curiosità degli inizi dell'era moderna si trasforma nel contrario: se all'inizio sembra di passare attraverso un terribile guazzabuglio, lentamente la collezione, ad un esame più attento, acquista un carattere assolutamente sistematico e diviene, attraverso l'interdipendenza delle singole parti, un' esposizione universale percorribile.
Nei gabinetti d'arte e di naturalia non è al centro il singolo elemento bensì l'intera composizione, che comprende tutto, dagli oggetti della collezione al mobilio che li contiene, fino allo spazio in cui sono collocati e non in ultimo l'ordine con cui sono sistemati. Il singolo elemento, quindi, arretra e si inserisce come il tassello di un mosaico nell'insieme dell’esposizione.

Thomas J. Müller - Bahlke ( da: Die Wunderkammer , Edizione Franckesche Stiftungen Halle / Saale 1998 )

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Un museo di storia naturale dovrebbe esser concepito come un ampio spazio espositivo derivato dallo sviluppo sistematico, tassonomico, didattico e multimediale del gabinetto delle curiosità, caratterizzato da abbondanza di reperti, da oggetti curiosi ed accattivanti, scientificamente importanti o comunque significativi.
Il visitatore deve tranquillizzarsi nell’armonia del percorso espositivo, ritrovarsi in uno schema logico, sobbalzare di entusiasmo o perdersi nel profondo degli infiniti collegamenti riscontrabili tra un reperto e l’altro.
Un museo ultramoderno, ricco di multimedialità tecnologiche ma privo di reperti risulta semplicemente uno sterile e statico resoconto di informazioni atto a mantenere i visitatori distaccati e non coinvolti.
Non una esposizione di informazioni quindi ma una inesauribile fonte di dati ed elementi dai quali dedurre personalmente le informazioni proposte.
Senza lo stimolo della curiosità si avvilisce lo spirito della conoscenza...

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