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L'ORA DI RIPARTIRE...

Spiego il fiume ormai da molti anni, come si comporta, cosa sedimenta, quale è la sua storia, come ha influenzato la vita del territorio, quali persone ci vivevano ma più ne parlo più mi rendo conto della sterilità dei miei interventi. Chi trova interessante quanto dico è chi il fiume non lo ha mai vissuto. Nozioni nuove o che rinfrescano qualcosa di sentito dire ma poi la realtà è ben diversa. Discendere il fiume in un kayak alle 7 di sera, con le spalle illuminate dal rosso del tramonto, accompagnati dal suono lontano di uccelli nascosti tra le rive o controluce in cielo. Il fiume lo si vive in questi istanti, quando la sua immensità impone un ridimensionamento dell’animo innalzando lo spirito in un equilibrio che riporta alle origini, quando anche l’uomo, parte integrante dell’ecosistema, viveva in armonia con la natura.
Le mani immerse nell’acqua, la barca in balia di una timida corrente, nessun suono artificiale, nessuna persona sulle sponde, soltanto natura, ferita, ammalata e cambiata ma pur sempre forte e resistente, instancabile proprio come il fiume che lento ma inesorabile cambia il paesaggio secondo le proprie dinamiche.
Vivere il fiume significa vivere col fiume, una figura indispensabile, la linfa vitale che mantiene in vita le radici, quell’arteria che causa malinconia non appena la si lascia per qualche tempo.
Ed è quando si sta per partire che il fiume si fa sentire, quando quell’ora di pace al giorno comincia prematuramente a farsi rimpiangere… Anche questa volta come ogni partenza il richiamo è forte, contrassegnato da malinconia, causata dal distacco forzato da un legame solido che si può avvertire ammirando il volo planato di un falco o lo slancio con cui l’airone spicca il volo.
E’ l’ora di un altro viaggio, dei suoi mille preparativi, della sua fastidiosa attesa ma con la felicità di essere affrontato per la prima volta con una persona speciale…

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